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    Somma Sacerdotessa dell'Eros

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    Demone Supremo
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    " Vorremmo che gli onesti e i giusti fossero sempre loro a vincere, assumendo aspetto tronfio e categorico; invece spesso soccombono, come fa Don Abbondio che invece di assumere la difesa dei buoni, si lascia quietare. Come si può raccontare una storia simile, con un Don Abbondio audace?"

    In momenti di rabbia o di semplice riflessione è facile fantasticare su una vita senza ingiustizie e dove la verità è sempre vincitrice. Immaginiamo, nella foga del momento, mentre una scena di prepotenza scorre sotto i nostri occhi, in un libro, nella vita reale, in un film, che sia il "buono" ad alzare lo sguardo sul "cattivo", ad ostentare un atteggiamento sicuro e maestoso, poichè è la verità a difenderlo, a sorreggerlo. Vorremmo che "il buono" si ergesse non solo spiritualmente ma anche fisicamente, ribattendo alle parole dure e sprezzanti del suo interlocutore, con discorsi non meno potenti ma giusti, accennando ad un mondo che non si arresta alla materia palpabile, ma ad un elemento etereo e di soli sentimenti. Ma questo modo di comportarsi non dimostra forse una certa superbia? La ragione non risiede mai interamente da una sola parte perciò ognuno deve riconoscere le proprie colpe ed assumere le proprie responsabilità. Per questo motivo, il prototipo utopico di personaggio carismatico per la sua bontà non si alza, non si dimostra superiore. Si riconosce umano e perciò fallace al peccato. Questo comportamento, che da molti aspetti può essere considerato ancora più eroico, non ha la meglio nella realtà che viviamo e perciò i giusti soccombono sotto l'oppressione dei cattivi principi. Eppure non è facile chinarsi al decreto dei più forti e nello stesso tempo rimanere fedeli a Qualcuno più elevato di noi. Come ci si può piegare ma non spezzarsi, sfidare ma mostrarsi rispettosi, essere fermamente convinti delle proprie idee e non riversarle come un fiume in piena sull'interessato? Certo, è molto più facile essere un Don Abbondio che un Fra Cristoforo. Chi ce la fa fare tutta questa faticaccia inutile? Eppure non riesco a pensare che per "trascorrere una vita tranquilla" bisogni rinnegare i propri ideali, il proprio spirito fino a raggiungere l'annullamento della vita stessa. Don Abbondio non mi fa pena poichè ha scelto da solo la strada da intraprendere. Direi che c'è qualcosa di molto simile al disprezzo o se non altro non potrei mai pensare di vivere come lui. Trascorrendo gli anni in un periodo già difficile, tormentato dalle truppe spagnole, le oppressioni, le epidemie questo esempio di sacerdote ha la brillante idea di scoraggiare la gente povera che rivendica anch'essa il diritto di trascorrere un'esistenza almeno sopportabile. Don Abbondio si schiera sempre dalla parte del più potente, senza manifestare comportamenti troppo accesi e decisi nel caso in cui l'altro partito prevalesse e così possa cambiare schieramento senza compromettersi. Vorrei poterlo additare come Zeus ad Ares, incolpandolo di essere una banderuola ma sono sicura che le sue parole e i suoi stentati "latinismi" riuscirebbero a salvarlo anche in questo caso. Dopotutto vive sempre nella paura. Un bel modo di vivere tranquilli e sereni. E' una menzogna affermare che è la natura ad averci assegnato un'indole. Sarebbe un eufemismo. Nei momenti di pericolo per la sua posizione conosciamo un Don Abbondio audace e capace di ogni impresa pur di salvarsi quindi non sono foti che gli mancano ma la verità è che le usa per tutt'altro scopo e sicuramente assolutamente contrarie a quella che sarebbe la sua "professione". Sappiamo infatti che per sfuggire alle sue responsabilità quest'uomo ha abbracciato la vocazione del parroco, sperando così di essere protetto, con la tunica che indossa, da una potenza ecclesiastica che ha veramente poco di morale, almeno in questo caso. Ma non ci si può isolare completamente da questo mondo, in nessun modo. Attorno alla figura di Don Abbondio si disegna un paesaggio splendido e meraviglioso e però una mera illusione poichè in quegli stessi luoghi conosciamo la povertà, la sofferenza e i soprusi. Siamo alla presenza di un personaggio viscido e inesauribilmente vuoto. Il destino a volte si prende gioco di noi. Cosa sarebbe successo se avessimo trovato, al posto di costui, una persona risoluta e determinata a portare avanti la vocazione che ha scelto? Inizialmente mi verrebbe da pensare da pensare che Don Rodrigo, conoscendo la fama di tale parroco, avrebbe rinunciato al suo progetto di corrompere il padre. Ma sono sicura che avrebbe scelto altre risoluzioni non meno drastiche e violente. Se anche Renzo e Lucia fossero riusciti a sposarsi, sarebbero stati presi di mira e tormentati in tutti i modi possibili, fino a protrarre questa "maledizione" sino ai loro figli. Spesso ci ritroviamo a maledire delle situazioni disagiate ma capita che il destino ha in serbo per noi qualcosa di più grande o semplicemente sarebbe potuta andare peggio. E' veramente strano ma allo stesso tempo originale come la vita può essere deviata e cambiata per un istante, una coincidenza, una parola di meno o di troppo... In fondo i libri rispecchiano la vita e ci ripropongono dei personaggi che possono esistere veramente. Ma se ci mettessimo ad elaborare ipotesi e a cambiare i personaggi, fino a creare delle nuove coincidenze, probabilmente non riusciremo a trovare tutte le infinite soluzioni, perdendosi nei labirinti dell'esistenza. "La vita è un palco, uomini e donne sono solamente attori, ci sono ingressi e uscite e ciascuno può rivestire ruoli diversi"
     
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  2. callliope
     
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    Che bello *.* davvvero brava! Scritto molto bene, in più quello che hai scritto è molto interessante ^^
     
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1 replies since 8/1/2014, 19:25   42 views
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