Allenamento per un'Ancestrale

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  1. Sherry J. Myers
     
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    CITAZIONE
    Pg: Shosai Fuhitsuyō
    Narrato
    «Parlato»
    "Pensato"

    L’importante è che questa giornata finisca in fretta. Non mi interessa altro. Fa un caldo boia anche all’ombra degli alberi e mi sembra di stare per sciogliermi.
    Ehi. Oggi non c’è neanche il sole. Ed ho caldo solo a destra.
    Apro gli occhi e mi ricordo che sono in dolce compagnia, di una ragazza di cui sinceramente non ricordo il nome. Tanto, fra qualche giorno neanche lei ricorderà più il mio.
    È seduta di fianco a me e mi guarda come se avesse appena finito di dirmi qualcosa, ma non l’ho ascoltata.
    Le regalo un sorriso smagliante, che lei non ricambia. Strano, perché di solito si scioglie ogni volta che le sorrido.
    «Allora, cosa le dico?».
    «Cosa dici a chi, scusa?» domando io, passandomi una mano fra i capelli e alzandomi in piedi. Lei si alza dietro di me e incrocia le braccia, come sempre divertita dai miei comportamenti infantili.
    «All’ancestrale che si vuole far allenare da te».
    Le rivolgo uno sguardo sbigottito, evidentemente molto buffo, dato che lei scoppia a ridere.
    «Da me? Ma sei sicura? Come si chiama?».
    Sulla sua faccia compare un pizzico di gelosia. «Che ne so io. Non me l’ha detto».
    Senza chiederle dove sia, individuo un’altra ragazza ai limiti della pianura e, salutando la mia compagna con un gesto, vado incontro all’allieva.
    Voglio proprio conoscerla una così pazza da venire a chiedere di me, per allenarsi. Fra tutti i maestri competenti che ci sono…
    Anche se ovviamente, io li batto tutti.
    La raggiungo e le faccio un cenno di saluto con una mano, l’altra infilata in tasca.
    «Ehilà! Tu sei…?».
     
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  2. franesca
     
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    scusa se ci ho messo millemila anni a rispondere, ma sono entrata in una depressione da scrittore (se la si può definire così) che mi ha portato ad allontanarmi da GDR e cancellare tutto un racconto che avevo fatto ._. vedrò di riprendermi e di tornare attiva


    pg zarifa
    legenda:
    narrato
    parlato
    pensato


    Un ragazzo dai capelli rosso scuro, mi salutò con la mano Ehilà! Tu sei…?
    Zarifa. E tu?
    Era il mio maestro, ma non ero solita a usare la forma di cortesia per rivolgermi agli altri, anche agli sconosciuti o... appunto, ai maestri. Sembrava un tipo allegro e molto giovane, pensai compiaciuta osservando il suo fisico asciutto. Mi morsi il labbro. Ma che vado a pensare?. Comunque sembrava il tipo che sorvolava queste piccole cose come il dare del tu o del lei...
    Sei il maestro, giusto? Quando incominciamo? Ora, vero?, il mio carattere impulsivo ed esuberante mi aveva portata a fare una veloce raffica di domande quasi soffocante, tanto che pure io rimasi senza fiato.
    Feci una pausa per prendere il respiro e aggiunsi:Useremo le armi, vero?
    Non vedevo l'ora di usare qualche arma. Mi piaceva combattere. E non riuscivo mai a stare ferma.
    Volevo pure poter sfoderare le mie ali e volare... sentirmi libera.
    Volevo stupirlo facendogli vedere la mia innata e sovrannaturale capacità di trasformarmi in un gatto.
    Ma soprattutto e prima di tutto, volevo combatterci assieme.
     
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  3. Sherry J. Myers
     
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    Ridacchiai un poco. Non era divertente, ma alle ragazze piaceva. Quella lì in particolare sembrava che mi stesse mangiando con gli occhi. Zarifa, eh? Non sapevo perché, ma pensai che me lo sarei ricordato.
    «Maestro eh? Non sembra divertente ma potrei provarci, ma non sono il maestro, sono Shosai. Meglio Sho, anzi... Shosai non è un gran nome. Quanto a iniziare…» e mi ci feci abbastanza vicino da sussurrarglielo nell’orecchio «Quando vuoi… ma in compagnie ancora sconosciute, ti conviene specificare cosa…».
    La superai con un balzo e aspettai che si girasse per gustarmi il suo sguardo. Fremeva di impazienza, di sicuro. Sembrava che ad avvicinarmi, avrei rischiato che spiegasse involontariamente le ali e mi accecasse. Le parole le scivolavano dalle labbra sull’onda della fretta, ma dava l’idea che di solito le trattenesse. Magari avrebbe trovato un buon equilibrio per non essere né pedante né noiosa.
    «Armi? Sì, penso che potremmo procurarcene. Prima però mostrami qualcosa».
    Mi buttai per terra, mi rialzai dondolandomi in avanti e spiegai le ali.
    «E, per specificare, parlo del tuo potere e delle tue ali. Ci facciamo un volo fin dal fabbro, ti va?».

    Non preoccuparti, non sei l'unica!!! Ahaha, dai, ora ci siamo tutte e due ;)
     
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  4. franesca
     
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    Ridacchiò un po' e la cosa riuscì ad ottenere due effetti su di me: il primo fu quello di ammirare il viso del ragazzo che si rallegrava sotto la piega delle labbra alzate e il secondo effetto fu meno positivo... Mi innervosii un poco, pensando che forse si prendeva gioco di me. Non la lasciavo passare liscia a quelli che non mi rispettavano, chiunque fosse stato. Un mio sopracciglio si alzò in segno di nervoso trattenuto.
    Era strano come non se ne stesse fermo quando avevo l'impulso di alzare le mani o quando qualcosa mi dava fastidio. Mi si corrucciava la fronte e uno dei due sopraccigli si sollevava dandomi un'aria più aggressiva e decisa.
    Il nervoso sfumò lentamente. Più Sho (il maestro voleva essere chiamato così) si avvicinava a me, più il malumore svaporava e il sopracciglio tornava alla sua posizione naturale, ridandomi i miei tratti dolci.
    Era davvero troppo vicino, tanto che lui poté sussurrarmi tutta un'intera frase all'orecchio, tanto che io mi irrigidii sul posto. Non avevo mai avuto un ragazzo così vicino.
    Quando vuoi… ma in compagnie ancora sconosciute, ti conviene specificare cosa…, e mi sorpassò, forse per evitare un eventuale pizzicotto da parte mia, o erano solo mie idee.
    Si fermò dietro di me, come per osservarmi, e io mi voltai di scatto, lo guardai, con il sopracciglio alzato. Ma anche le labbra erano sollevate in un sorriso malizioso.
    Questo tipo anima in me sensazioni contrastanti, pensai divertita. Non dissi nulla. Anche perché lui poi disse:Armi? Sì, penso che potremmo procurarcene. Prima però mostrami qualcosa. E, per specificare, parlo del tuo potere e delle tue ali. Ci facciamo un volo fin dal fabbro, ti va?
    Senza smettere di sorridere risposi:Certo che mi va. Ti farò mangiare la polvere., e appena pronunciai la parola polvere, dalle scapole spuntarono due ali nere da pipistrello, sottili ma resistenti, diafane. Sotto la pelle si intravvedevano le vene, un po' più scure e in rilievo del resto della pelle, e le ossa.
    Le sbattei un attimo e in un frulilo d'ali spiccai il volo.
     
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  5. Sherry J. Myers
     
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    Beh, sapeva volare, questo lo avevo appurato. Era competitiva come le sue parole lasciavano a intendere, ma non avevo mai mangiato la polvere di nessuno.
    Non mi sforzai nemmeno di volare.
    «Ehi, scendi giù» sbottai. Pensavo non mi avrebbe fatto perdere tempo, il che mi seccava un po’. «Se dico le cose in ordine, non è perché perdo tempo a riordinarle… ho detto il potere per prima e non mi interessa che tu faccia lo show davanti al fabbro».
    Scossi la testa. Non che mi interessasse davvero fare l’antipatico, ma i miei maestri facevano così. Immagino dovessi fare il “disciplinatore” o qualsiasi cosa dovessi fare. Quella ragazza aveva troppo entusiasmo.
    «Ti mostrerei la mia abilità ma non te ne ricorderesti comunque, perciò tocca a te» le dissi «Dopo, se ci tieni, faremo una gara di volo».
    E le rifilai un sorrisetto di sfida «Mai mangiata polvere, ma a prepararla per gli altri sono un ottimo cuoco».
    Volevo stuzzicarla e non sapevo perché, ma quella ragazza poteva esplodere e farmi vedere qualcosa di davvero interessante, se la spingevo un po’. Magari mi sarebbe sembrato divertente.
     
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  6. franesca
     
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    Ehi, scendi giù!, mi gridò il maestro Sho, severo e anche un po' seccato.
    Mi fermai a mezz'aria e guardai di sotto. Sho era solo un piccolo omino fra il verde dei prati e da quell'altezza notavo solamente il rosso dei suoi capelli. Se dico le cose in ordine, non è perché perdo tempo a riordinarle… ho detto il potere per prima e non mi interessa che tu faccia lo show davanti al fabbro, sembrava davvero seccato ma io non riuscii a frenare una debole risata che a quell'altezza nessuno avrebbe udito, tranne me. Era una scena abbastanza comica, almeno per me. Lui era lì sotto seccato e io lassù, intrepida.
    Amavo mandare fuori dai gangheri le persone, soprattutto quelle controllate e serie, ma lui non si sarebbe detto un tipo serio. Forse controllato, ma non ne ero sicura. In quell'allenamento lo avrei conosciuto meglio.
    vuole vedere il mio potere, eh?, lentamente scesi giù. Appositamente lentamente per farlo innervosire, e mentre lo facevo sorridevo. Mi chiesi perché dovevo fare in quel modo la bambina dispettosa ma pure lui si impegnava per farmi diventare competitiva, perché subito dopo mi disse:Mai mangiata polvere, ma a prepararla per gli altri sono un ottimo cuoco
    lo fa a posta, non smisi di sorridere. Quando finalmente toccai terra gli risposi ironica:oh, non mi dispiacerebbe fare gli omaggi al cuoco, ma sono sazia, e non di polvere.
    Per evitare qualsiasi sua reazione, mi trasformai.
    Un alone di luce rosea mi avvolse. Le mie ossa e la mia corporatura si rimpicciolirono, mi ripiegai su me stessa, toccando per terra anche con le mani. Il corpo si riempì di peli neri e lucidi, le mie orecchie divennero appuntite e più sensibili al rumore. Mi spuntò una lunga e sinuosa coda, che avvolsi elegantemente attorno al mio corpo felino.
    Quando la luce si diradò, al mio posto c'era una gatta nera dagli occhi gialli e penetranti. Allora, che ne pensi?, chiesi. Il mio potere è quello della trasformazione. Posso trasformarmi in qualsiasi felino io desideri. Questa è solo una delle tante forme che posso avere, è la mia preferita.
     
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5 replies since 20/10/2013, 18:21   71 views
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